Dr Michel MALLARD medico chirurgo specializzato in Omeopatia
COS’E LA FITOTERAPIA ?
La fitoterapia è un termine inventato nel 1913 dal greco “phytòn” (pianta) e “therapéia” (cura), dal medico francese Henri Leclerc autore del trattato “ Précis de phytothérapie” (1922), che significa curare con le piante o loro estratti.
ORIGINE DELLA FITOTERAPIA
L’utilizzo di piante medicinali precede l’origine della scrittura. Le conoscenze sulle erbe erano trasmesse oralmente. Nel corso degli anni, in qualsiasi parte del mondo, l’uomo ha sempre fatto uso di piante per curarsi.
I guaritori della Steppa e gli sciamani dell’Amazzonia usano da sempre decotti e unguenti per curare i malati.
I più vecchi documenti disponibili sulla fitoterapia sono le tavolette dei medici Sumeri di Nippur (esposte nel Museo del Louvre di Parigi), seguite dalle tavolette assiro-babilonese di Ninive.
La bibbia fa riferimento all’uso di piante medicinali.
Il primo medico egizio conosciuto è Immhotep, circa 2700 a.C.. Il papiro di Smith e quello di Ebers o ancora di Kabun (1840 – 1972 a.C.) fanno vedere l’uso di piante.
I muri del tempio di Karnak sono dipinti di piante medicinali come l’Iris o il Melagrano. Il fiore di Loto (Nymphaea coerulea) legato al culto di Osiris, è conosciuto per le sue proprietà narcotiche che può essere all’origine dello stato di estasi sciamanica ricercato dai sacerdoti. Nell’antico Egitto si usa oppio, cannabis, elleboro per procurarsi stato d’ebbrezza.
Gli scritti greci rivelano l’uso delle piante medicinali nel 4°secolo a.C. I storici greci d’un secolo a.C. descrivono una ricca flora medicinale costituita dagli Armeni. Aristotele inizia la sua carriera come preparatore di farmaci fitoterapeutici, Teofrasto, allunno di Aristotele è il primo a stabilire un metodo scientifico per classificare le piante basandosi sugli scritti botanici di Aristotele. Pythagore conosce le proprietà del cavolo, della mostarda e della scilla. L’Odissea fa referenza all’uso del Nepenthes, droga egiziana neurolettica usata contro l‘ira e la tristezza. Diocle di Caristo scrive il primo erbario greco nella prima meta del IV° secolo a.C. Ippocrate (460-370 a.C.) è il primo medico dell’epoca a fissare un metodo scientifico, tagliando gli aspetti di magia della sua cultura da fonti egiziane e stabilendo un metodo diagnostico e pronostico.
Ippocrate, usa 400 rimedi, la maggior parte di origine vegetale.
In particolare prescrive:
• Dei narcotici : mandragora, oppio e giusquiamo
• Dei febbrifughi : assenzio, fiordaliso
• Per vomitare : asarum, elleboro
• Dei purgativi : colocynthis, brionia, mercuriale, euforbia, scamonea
• Contro la febbre della malaria : potentilla quinquefolia
È probabile che Ippocrate beneficia delle conoscenze della Medicina Ayurvedica attraverso le comunicazioni già sviluppate con l’Asia per via di terra o di mare.
La Scuola Alessandrina raccoglie intorno a sé i botanici e medici più preparati del medio-oriente, trasmettendo la tradizione araba all’Europa medioevale. Gli erbari scritti da questa scuola sono quelli di Erofilo (323 a.C.), Apollonio (220 a.C.) e Mitridate (132-63 a.C.).
La Medicina Tradizionale Cinese usa le piante dal millennio prima di Cristo ad oggi.
Il primo libro di Fitoterapia Cinese è il “Bencao Jing”, la suo origine sarebbe attribuita all’Imperatore Shennong (2800 a.C.), ma i ricercatori attribuiscono la sua scrittura tra il 300 a.C. e il 200.
Questa opera è composta da 3 volumi : il primo comprende 120 piante innocue ma stimolanti delle funzione fisiologiche : ginseng, arancia, cannella, reishi, giuggiola, liquirizia;
il secondo è dedicato a 120 piante, più o meno tossiche per curare i malati : cetriolo, zenzero, peonie,ecc.;
il terzo contiene 125 piante velenose con azione violenta sulle funzioni fisiologiche : nocciolo delle pesca, rabarbaro, ecc.
Nella Roma antica, Plinio il Vecchio scrive una enciclopedia “Naturalis Historia” di 37 volumi di cui 7 sull’uso medicinale delle piante. Galien (medico greco nato in Asia minore) è famosa per la preparazione di formule fito-terapeutiche. Lascia il suo nome alla “preparazione galenica” utilizzata nella nostra farmacia.
La tradizione della farmacopea dell’Armenia si ritrova nell’Enciclopedia della farmacologia armenia nel 1482 dove il medico Amirdovlat Amasiatsi descrive 1000 piante curative.
Numerosi trattati sulle piante medicinali sono spariti negli incendi provocati dalle guerre dell’epoca.
Dalla Gallia, rimane poche tracce dell’uso delle piante. E la specialità dei druidi. La più famosa è la storia del vischio (viscum album) pianta parassita della quercia a forma di tumore sul ramo e che si moltiplica come delle metastasi. I druidi, usano questa pianta simbolica di vita eterna in diverse preparazioni. Gli studi moderni hanno scoperto che il visco contiene delle proteine, le viscotossine dalle proprietà anti-tumorali.
Dopo la caduta dell’impero romano, alcuni libri delle medicina romana, sono conservati dai Monachi Benedettini del Monte Cassino. Da lì, la coltura medica è per secoli trasmessa di monasteri in monasteri in Europa fino a poco fa.
Dopo il periodo greco-romano, la civiltà araba continua l’opera fitoterapeutica. A Bagdad, il califfo Almanzor crea un’Accademia dove tutte le scienze sono riunite. Nel 750 d.C. About Moussah Djafar al-sofi, detto Geber, crea la scuola dei chimici arabi, che durante tutto il medioevo sviluppa elisir e preparazioni galeniche. Per esempio, perfeziona gli apparecchi per la distillazione inventati in Mesopotamia, creando l’alambicco nel IX° secolo. Il suo creatore, Rhazès scrive anche un’Enciclopedia medica. Nell’Andalusia, a Cordoba, due califfi della dinastia Umayyad creano un centro culturale scientifico nel X° secolo, dove la botanica e la medicina tengono un ruolo fondamentale riunendo l’eredità persica, greco-latina, cristiana, araba e dell’Asia minore. Hanno un esemplare del Dioscoride greco, famoso per le sue numerose descrizioni botaniche delle piante medicinali e lo traducono completamente facendo venire il monaco Nicolas da Costantinopoli. Questo centro di Cordoba diviene molto famoso, a tal punto che Abulcasis (936-1013), medico arabo, riceve pazienti da tutta l’Europa.
Nel 980 d.C., in Persia nasce Avicenne “Ibn Sina”(nel 1000 d.C.), studioso da giovane, riesce all’età di 16 anni a guarire l’Emiro d’una patologia allo stomaco resistente alle cure dei medici della Corte.
Scrive numerosi libri di cui il famoso “Canon midicinae” che presenta 785 droghe di origine animale, vegetale e minerale.
L’ XI° secolo è l’epoca della medicina ispanico-araba. Abul Casis scrive l’Enciclopedia Farmaceutica con numerosi disegni di piante e di strumenti di laboratorio.
I grandi medici del XII° secolo sono stati Aben Sour, Averroès e il famoso medico teologo e filosofo, Moshe ben Maymon detto Maimonide. Egli propone di curare l’asma in Aprile, prima della crisi dovuta ai pollini, con la liquirizia, la altea officinalis, l’anchusa officinalis, l’adianum capillus veneris, il finocchio, l’idrolato di rose e la menta pulegium. Se l’asma non è migliorata, ha altre 18 formule composte di piante, per superarla. E così via per altre patologie. In questo periodo nasce una facoltà di medicina a Madrid. El-Ghafeky scopre 200 nuove piante medicinali, attraverso i suoi viaggi in Egitto, Arabia, Iraq e Siria e le inserisce dentro la sua immensa enciclopedia pubblicata in Spagna verso il 1230.
La scuola medica Salernitana al sud di Napoli creata nel X° secolo è considerata la prima Facoltà di Medicina del Medioevo. La medicina e la chirurgia sono insegnate da uomini e donne a studenti di entrambi i sessi, sia teoricamente che praticamente. All’inizio dell’ XI°secolo, la fitoterapia araba è insegnata a Salerno, grazie all’immenso lavoro di traduzione di Constantino l’Africano, monaco dell’Abbazia del Monte Cassino. Essa completa quella greco-romana già ereditata dalla stessa Abbazia. Il periodo d’oro di questa Scuola dura due secoli. Essa ha anche il suo giardino botanico.
Questa Facoltà pubblica diverse opere, tra cui il “Regimen sanitatis”, “lAntidotario di Nicolas Préposite” e il “flos Medicinae”. La Medicina Salernitana è olistica perché ha i suoi riferimenti più importanti nella tradizione ippocratico galenica dove il corpo umano è considerato nella sua interezza come un microcosmo all’interno del macrocosmo della natura.
Dopo Salerno, per gelosia, il Re di Sicilia, Roger crea una altra scuola a Napoli.
A Montpellier è creato un centro culturale da arabi e ebrei che nel XIII° secolo i Papi trasformano in una Università di Medicina di fama internazionale.
Nel Medioevo, in Francia le abbazie proseguano la pratica della fitoterapia. Sfortunatamente, i loro archivi sono distrutti dalla Rivoluzione Francese, tranne quelli :
• dell’abbazia di Wissembourg che scrive un libro di 74 specie di piante medicinali che possono essere coltivate
• dell’ l’abbazia di Hohnenburg dove la badessa Herrade descrive numerose piante medicinali e la cura di diverse patologie come la pesta, la variola, la scabbia, gli ulceri varicosi, ecc.
• del Convento di Schwarzenthamm dove nel 1154, è pubblicato un libro sulla fitoterapia : il ”Guta-Sintram” nel quale la monaca Guta descrive le piante e il canone Sintram di Marlach le illustra. L’originalità è di contenere un “calendarium” che da i consigli d’uso per ogni mese. Per esempio : “in marzo mangia delle radice di rapa e bevi il decotto di Agrimonia Eupatoria”, “in agosto non consumare cavolo e malva che producono bilia nera”, “in settembre mangia il porro crudo o cotto per ammorbidire il sangue, rilasciare il ventre, guarire i polmoni, bevi dei decotti di zenzero e di mastix”
La diffusione della fitoterapia dal IX° secolo fino ai tempi moderni è realizzata dai farmacisti e erboristi che hanno il compito di raccogliere e conservare le piante medicinali.
Nel XIII secolo, Londra è il più grande centro per il commercio delle spezie e delle erbe. In parallelo a questa diffusione, si è sempre trasmessa la coltura popolare e contadina dell’uso medicinale delle piante raccolte localmente.
Nel XV°secolo William Caxton, traduttore e diplomatico inglese, traduce diversi libri d’ erboristeria dal francese all’inglese.
Nel 1652 Nicholas Culpeper, medico e botanico inglese pubblica “The English Physician” e nel 1653 “Complete Herbal” che contengono una vasta conoscenza di fitoterapia.
Dall’Ottocento in poi, il progresso della chimica permette di isolare i principi attivi contenuti nelle piante medicinali: la morfina dall’Oppio nel 1805, l’emetina dalla radici di Uragoga Ipecacuana nel 1817, la stricnina dalla Nux Vomica nel 1818, la chinina dalla Cinchona nel 1820, la colchicina dalla colchicum autumnale nel 1833, la digitalina dalla digitale nel 1844, , e cosi via.
Una volta isolato il principio attivo, i chimici provano a fabbricarlo. Un esempio storico è la fabbrica dell’acido salicilico nel 1870 per copiare la salicina isolata dalla corteccia di salice (salix) da M. Leroux, nel 1827. Il prezzo della sintesi costa 10 volte meno di quello dell’estrazione. Nel 1897, il laboratorio del colorificio Bayer, sostituendo un fenolo dell’acido salicilico con l’acetile, crea il primo farmaco di sintesi nuovo, che non era una copia di uno della natura. E brevettato con il nome di Aspirin.
Questo recente passaggio alla chimica farmaceutica è all’origine della drastica riduzione della farmacopea naturale vegetale dei paesi industrializzati. Invece rimane in pieno uso, nei paesi poveri.
La chimica farmaceutica non fa vedere solo dei vantaggi considerevoli, ma anche degli effetti dannosi, e non sintetizza tutti i principi naturali, quindi con conseguenza di privare l’uomo di possibilità di cura. Questa presa di coscienza provoca un ritorno d’interesso verso le droghe vegetali.
Visto l’uso esteso a livello mondiale della fitoterapia, l’Organisation Mondiale de la Santé (OMS), stabilisce che le piante o i preparati vegetali, venduti in Erboristeria o in Farmacia, debbano rispondere a requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia terapeutica.
Le piante della Farmacopea con principi attivi tossici, possono essere rilasciate solo dai farmacisti in presenza di ricetta medica.
In Italia (progetto in corso), le altre piante, se non sono di tipo alimentare, dovrebbero essere vendute solo da un erborista in possesso di un Diploma Universitario in Tecniche Erboristiche o della Laurea in Farmacia o in Scienze Biologiche o in Scienze Agrarie o in Chimica e tecnologia farmaceutiche.